Fino a 5000 € a fondo perduto per partecipare alle fiere di settore

Buone notizie per i piccoli editori indipendenti italiani!
Il Centro per il libro e la lettura (CEPELL) eroga infatti un contributo a fondo perduto rivolto alle case editrici che si impegnano a promuovere il libro e la lettura tramite la partecipazione a fiere, rassegne e manifestazioni editoriali.

Le specifiche del bando

L’avviso è finalizzato all’erogazione di contributi a fondo perduto a favore della piccola editoria e volti a rimborsare le spese sostenute per l’affitto di spazi espositivi e/o altri servizi collegati e forniti dall’ente organizzatore dell’iniziativa presso fiere, rassegne e manifestazioni, a carattere nazionale e/o internazionale, che si sono svolte in Italia nell’arco del triennio 2021–2023, rivolte al pubblico professionale o generico.
La dotazione finanziaria prevista è pari ad € 6.008.341,00. L’importo di ogni singolo contributo, erogato in un’unica soluzione, sarà stabilito sulla base della documentazione contabile fornita dal richiedente fino a un massimo valore di 5000 €.

Le scadenze e i documenti utili

La domanda di contributo dovrà essere inviata mezzo PEC entro e non oltre le ore 13.00 del giorno 29 marzo 2024, completa di allegato A (Domanda di contributo) e allegato B (Informativa privacy).
Trovate l’avviso completo e originale, altre informazioni utili e i documenti necessari a questo link.

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2 Responses

  1. Cari colleghi,
    Cepell sul proprio sito ha pubblicato l’avviso “per la concessione di contributi a sostegno dei piccoli editori”.
    Notizia che in un primo momento mi aveva entusiasmato, ero persino arrivato a pensare che finalmente qualcuno si ricordava di noi piccoli editori.
    Purtroppo leggendo il testo del bando il mio entusiasmo è scomparso arrivato all’articolo 2 che contiene i requisiti necessari per poter accedere al bando. Lo cito per comodità.

    Art. 2 – Soggetti beneficiari e condizioni di ammissibilità
    Possono manifestare interesse le imprese italiane, con codice ATECO principale 58.11.00, in possesso dei seguenti requisiti:
    • avere sede legale in Italia;
    • rientrare nella categoria di piccola impresa autonoma per come definita dal decreto del Ministro delle attività produttive 18 aprile 2005. Nell’ambito della categoria delle PMI, si definisce piccola impresa quella che cumulativamente possiede i seguenti requisiti:
    a) meno di 50 occupati;
    b) un fatturato annuo o un totale di bilancio annuo non superiore a 10 milioni di euro;
    • risultare iscritte alla Camera di commercio industria artigianato e agricoltura;
    • aver pubblicato almeno 10 novità editoriali nell’anno che precede la partecipazione alla manifestazione per cui si richiede il contributo;
    • essere in regola con gli obblighi in materia di contribuzione previdenziale, fiscale, assicurativa;
    • non essere soggetti a procedure fallimentari.

    È evidente che il concetto di “piccolo editore” è da rivedere in quanto la realtà e la burocrazia hanno due impostazioni completamente diverse.
    Secondo questo bando di contributo un’azienda con 49 occupati, un fatturato di 9.999.000 euro e oltre 300 novità editoriali all’anno è un “piccolo editore”!
    Mentre quei veri piccoli editori che sono in due o tre ed escono con 7-8 novità editoriali all’anno non lo sono!
    Tra l’altro siccome il bando si rivolge al triennio 2021 – 2023 e le novità librarie da considerare sono quelle dell’anno precedente, parliamo degli anni 2020-2022. Bene nel 2020 eravamo in pieno COVID, chi ha pubblicato più di 10 novità editoriali in quell’anno? Solo gli editori grandi, non i piccoli.
    Tutti noi conosciamo una serie di veri piccoli editori che faticano a pubblicare 10 novità all’anno e sono quelli che più avrebbero bisogno di un supporto, ma come noi, sono fuori da questi fasulli parametri.
    CEPELL nonostante la sua meritoria attività dovrebbe evitare di chiamare “concessione di contributi a fondo perduto a sostegno dei piccoli editori” un avviso pubblico che in realtà non si rivolge ai “piccoli editori”, ma si maschera dietro una definizione di legge (piccola impresa) che consente questo inganno.
    Scusate lo sfogo, ma troppo spesso iniziative che potrebbero essere utili ed importanti alla fine portano fondi sempre e solo a certe categorie aziendali.
    Non siete d’accordo nell’evidenziare queste storture? Perchè è stato introdotto un limite minimo di libri pubblicati e non uno massimo? Che logica c’è?

    Grazie per l’attenzione e buon lavoro.

    • Sono perfettamente d’accordo: l’ho fatto presente anche a una riunione di ADEI. Anch’io ho provato inizialmente la stessa speranza e poi alla fine la stessa rabbia.
      Tra l’altro questo è un invito a pubblicare la qualsiasi, pur di arrivare ai titoli richiesti, una vera stortura che non premia di certo la qualità.
      Buon lavoro
      Tiziana Prina

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